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Il Gas Naturale in Italia: situazione attuale, prospettive per il futuro.

Continuiamo ora la nostra analisi approfondendo il settore del Gas Naturale e cercando di capire quali sono le nazioni privilegiate dall’Italia per l’importazione dell’energia necessaria a soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Nel contesto attuale, che vede la domanda di idrocarburi e la concorrenza per le loro forniture crescere sempre più, l’Italia parte in particolare svantaggio rispetto al resto dell’Europa. Dopo la rinuncia al nucleare, e a causa del limitato utilizzo del carbone e dell’ancora limitato sviluppo delle energie rinnovabili, l’Italia è oggi pericolosamente sbilanciata verso il Gas; in proporzione, infatti, nel nostro Paese si utilizza più gas per il proprio fabbisogno energetico  rispetto a tutte le altre Nazioni. In realtà scopriamo che questa la tendenza di un uso estensivo di questa risorsa è in aumento anche altrove, come conseguenza delle preoccupazioni sul cambiamento climatico e dei processi di liberalizzazione in corso.      
Ciò ha portato ad un esaurimento dei giacimenti Europei e conseguentemente anche ad un aumento della dipendenza continentale dai paesi produttori, ovvero Russia e Algeria in primis.

 
In data odierna l’Italia importa la maggior parte del carbone che utilizza, nonché una cospicua percentuale di petrolio e gas. Purtroppo questa situazione è destinata a peggiorare: si stima infatti che già a partire dal 2025 il nostro Paese sarà costretto ad importare l’intero quantitativo di fonti primarie destinate a soddisfare il nostro fabbisogno energetico!

 
Da queste informazioni, e considerando che le fonti alternative saranno in futuro in grado di soddisfare solo una quota parziale del fabbisogno europeo, si evince la necessità di pianificare ed attuare un piano di sviluppo ponderato che tenga appunto in forte considerazione in primis questa dipendenza energetica, ma anche la sicurezza delle forniture di combustibili fossili.

Un ulteriore fattore che gioca a nostro sfavore è dato dall’inadeguatezza del sistema infrastrutturale italiano, che negli anni non è stato adeguato alla progressiva evoluzione della domanda, soprattutto per quanto riguarda i sistemi di approvvigionamento del Gas. Con la liberalizzazione elettrica avvenuta abbiamo assistito all’aumento massiccio degli investimenti in nuove centrali, soprattutto in quelle del tipo “ciclo combinato a gas”; il sopracitato sviluppo della domanda di gas trainata dal settore elettrico non ha però comportato parallelamente un aumento degli investimenti in infrastrutture di importazione e stoccaggio del Gas: di conseguenza, pur’essendo uno tra i maggiori utilizzatori di questa risorsa in Europa, l’Italia dispone ancora oggi di impianti a dir poco arretrati. Basti pensare all’unico terminale di rigassificazione (trattasi di un impianto che permette di modificare secondo necessità lo stato fisico di un fluido, che in natura si presenta sotto forma di Gas, portandolo ad esempio dallo stato liquido a quello aeriforme) presente a Panigaglia, di portata limitata e decisamente insufficiente a far fronte alla domanda nazionale. Ci sono però segnali positivi in questo senso: sembra infatti che nei prossimi mesi verrà dato l’avvio ad alcuni progetti molto importanti che forniranno un “upgrade” di questo terminale, rendendolo così più idoneo al suo compito; purtroppo però, come spesso accade, la necessità di rinnovare questo tipo di impianti per tenerli al passo coi tempi si scontra con il timore degli abitanti del luogo e delle amministrazioni, che temono per la loro sicurezza e per l’ambiente naturale che li circonda. La sicurezza dell’impianto è uno dei punti caldi della “querelle”; si teme infatti l’insorgere di una serie di problematiche sul rischio di incendi e incidenti impossibili da controllare. La situazione è rimasta in fase di stallo per 3 anni fino a settembre del 2010 quando, noncuranti della bocciatura del progetto da parte delle amministrazioni locali, gli ormai ex-Ministri dell’ultimo governo Berlusconi hanno firmato un decreto che sanciva il via libera all’espansione dell’impianto, il quale potrà raffinare una quantità di gas quasi tre volte superiore a quella attuale. La situazione venutasi a creare a Panigaglia porta a galla un'altra problematica tipicamente italiana, con la quale ci si scontra puntualmente ogni qualvolta ci si trova a voler eseguire delle grandi opere infrastrutturali che sulla carta dovrebbero portare dei vantaggi sensibili alla nostra Nazione e di conseguenza alla popolazione: in queste occasioni ci si trova molto spesso a dover fronteggiare un enorme muro di cemento armato, rappresentato da quella stessa popolazione che dovrebbe approfittare dei vantaggi sopracitati e dalle amministrazioni locali, che non vogliono ubicare tali infrastrutture nelle loro regioni, o nei pressi delle loro città per paura di problematiche inesistenti. A volte queste proteste sono giustificate: capita infatti che questi grandi progetti vengano approvati dalla nostra classe politica senza tenere conto della preservazione dell’ambiente naturale, o di danni documentati che questi progetti possono provocare alla popolazione. In ogni caso, vi è la tendenza a voler evitare qualsiasi tipo di coinvolgimento riguardante questi progetti, a voler scaricare il barile sempre più lontano, innescando un circolo vizioso che spesso si protrae per periodi molto lunghi, impedendo così alla fine di realizzare l'opera/il progetto in questione.













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