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Energia: la situazione Italiana secondo il Ministero degli Esteri. Gli interventi da adottare, le politiche da attuare.


In questo Post vorrei invece portare alla vostra attenzione un testo molto interessante che ho reperito sul sito del “Ministero degli Affari Esteri”, nel quale si definiscono gli interventi più importanti che il Governo Italiano dovrà attuare sia in ambito nazionale, sia in ambito Europeo, e anche nei confronti di quelli che sono i principali paesi produttori e fornitori dell’Italia. Qui di seguito cercherò di analizzare e commentare questo testo, passando in rassegna i vari interventi suggeriti:
 
  •  Interventi in ambito nazionale:

   -  - Diversificazione Mix Combustibili, sviluppo delle energie Rinnovabili
     - Infrastrutture trasporto e stoccaggio
     - Assetto concorrenziale mercato energetico


          1) Diversificazione Mix Combustibili, sviluppo energie Rinnovabili:

Come abbiamo già detto negli articoli precedenti, la tendenza italiana principale degli ultimi anni è stata quella di rimpiazzare la vecchia dipendenza dall’olio combustibile con una nuova dipendenza dal Gas; per evitare il rischio di crisi energetiche, e per evitare che questa dipendenza peggiori, l’Italia deve ripensare e modificare il Mix energetico utilizzato per la generazione elettrica, obiettivo che potrà essere raggiunto in parte investendo finalmente in maniera decisa sulle fonti rinnovabili e in parte incrementando la ricerca nelle tecnologie che permettono di abbattere in maniera significativa le emissioni di Co2. Quest’ultimo aspetto è decisamente importante, poiché permetterà di aumentare la sicurezza energetica del Continente e di favorire la transizione verso un’economia cosiddetta “Low Carbon”.
  
                2) Infrastrutture trasporto e stoccaggio:

Come già sottolineato precedentemente, il sistema di trasporto e stoccaggio nazionale è inadeguato a fronteggiare l’aumento costante della domanda. In questo senso, uno degli obiettivi prioritari per il nostro Paese è quello di costruire almeno 3/4 rigassificatori supplementari, per una portata aumentata complessivamente di 30 miliardi di metri cubi annui; ciò ci aiuterà a diminuire la dipendenza delle importazioni via tubo, ma non basterà: sarà necessario infatti anche aumentare la capacità di trasporto dei gasdotti esistenti, realizzarne altri e aumentare la capacità degli impianti di stoccaggio.
Nell’ambito dell’aumento di capacità di trasporto delle infrastrutture via tubo, sorge automaticamente la problematica dei contratti pluriennali di importazione del gas: questi contratti sono stipulati con le nazioni produttrici, e rappresentano la garanzia per il ritorno dell’investimento, contribuendo inoltre alla sicurezza del sistema; c’è però il rovescio della medaglia, poiché questi accordi saturano la capacità disponibile del gasdotto, impendendo così una reale apertura del mercato. Si imputa frequentemente agli operatori dominanti di sfruttare questi accordi per impedire l’ingresso di operatori nuovi nel sistema, mantenendo così la loro leadership. La soluzione a questo problema è al vaglio dell’Unione Europea da molto tempo: vincolare quantità crescenti della capacità di trasporto a contratti di diversa durata, in modo da permettere l’ingresso sul mercato di nuovi operatori tenendo sempre in conto le esigenze di efficienza ed equità.

               3) Assetto concorrenziale mercato energetico:

Un’altra necessità impellente nel nostro panorama energetico è quella di completare il processo di liberalizzazione, il che dovrà tradursi in una forte spinta verso l’integrazione dei mercati nazionali in un mercato unico continentale. Con la realizzazione di questo mercato l’Italia avrà la possibilità di ottenere vantaggi significativi in termini di prezzo e sicurezza del sistema. Per quanto riguarda in particolare il mercato del Gas, il processo di liberalizzazione di queste reti dovrebbe essere eseguito su scala europea, poiché è già stato dimostrato che una concezione nazionale di questo processo risulterebbe inefficace.

  • Interventi in ambito europeo:

     La politica energetica nazionale non può prescindere da quella Europea. Nel tentativo di definire una politica comune a tutti i Paesi Membri, le istituzioni comunitarie hanno stilato una lista di obiettivi comuni per tentare di superare le barriere interstatali, obiettivi che vertono su temi specifici quali l’efficienza energetica, lo sviluppo delle energie rinnovabili e il contenimento delle emissioni di Co2. Gli interventi che il nostro paese deve attuare in armonia con le istituzioni sovranazionali riguardano in particolare: 

     -  L’integrazione dei mercati elettrici nazionali
     -  Una reale apertura del mercato del Gas
     -  Investimenti nelle infrastrutture prioritarie
   -  Creazione di una politica esterna all’Unione in materia energetica

Per quanto riguarda i mercati elettrici vi sono delle situazioni che impediscono di portare a termine il progetto, ovvero l’opposizione di alcune Nazioni ad aprire il mercato domestico alla concorrenza; ciò impedisce l’integrazione a livello continentale, e di conseguenza la risoluzione di alcuni problemi cruciali. Bisogna favorire l’integrazione tra i vari operatori, potenziando i sistemi di coordinamento, in maniera tale da evitare che dei malfunzionamenti in una particolare area possano avere delle ripercussioni su altre regioni o Stati.
Come abbiamo già avuto modo di vedere più volte, la situazione del Gas si differenzia da quella dell’elettricità, in parte per la sua diversa struttura, in parte per la minore apertura del mercato: Quest’ultimo è infatti costituito dalla fase di produzione situata in un Paese terzo, da una fase di trasporto via tubature e da fasi di stoccaggio e di consumo tipicamente nazionali. Nell’ambito del Gas la liberalizzazione a livello nazionale si è rivelata inefficace, ed è per questo che bisogna quindi ripensare il progetto, tenendo in conto le specifiche industriali sopracitate, realizzando un primo livello di apertura che sia basato sulle reti e su un maggiore coordinamento degli operatori esistenti. Questo è l’unico modo per favorire realmente la concorrenza ed evitare gli scambi incrociati (ovvero delle operazioni che avvengono tra operatori mascherate da iniziative in libera concorrenza ma che sono in realtà degli accordi quasi paragonabili a dei “cartelli”).
Nell’ambito del Gas naturale giocano un ruolo fondamentale gli investimenti nelle infrastrutture di trasporto e i contratti che vengono stipulati tra imprese e amministrazioni. La costruzione di un sistema di tubature può richiedere ingenti capitali e anni (se non decenni) di lavoro; le imprese incaricate quindi, per garantirsi una sorta di garanzia di ritorno, stipulano dei contratti di fornitura pluriennale da parte della Nazione produttrice: la vendita del gas nel paese di destinazione costituisce la garanzia del ritorno dell’investimento, ma nel contempo impedisce di fatto l’utilizzo dell’infrastruttura da parte di altri operatori. Per favorire l’apertura del mercato e impedire che queste situazioni vengano a crearsi bisognerebbe imporre nuove regole sull’assegnazione della capacità aggiuntiva sulle reti di trasporto esistenti, imponendo all’operatore dominante la cessione di alcuni di questi contratti per favorire l’ingresso di nuovi attori. Oltre a ciò, si ventila l’ipotesi di istituire il rimborso di una parte del rischio sostenuto dalle imprese per l’investimento attraverso una tariffa fissata in ambito comunitario; ciò permetterebbe di riservare una parte della capacità dei tubi a nuovi operatori, risolvendo il sopracitato problema di “monopolio”. In ogni caso, la condizione indispensabile perché tali misure siano efficaci è concordare e applicare contemporaneamente a livello comunitario le stesse regole; per realizzare una efficace apertura del mercato del gas è necessario, infatti, superare la dimensione nazionale per entrare in quella del mercato unico continentale. 


  •   Le politiche verso i principali produttori di idrocarburi e fornitori dell’Italia:


Nel caso delle importazioni energetiche l’Italia ha problemi in parte analoghi a quelli già indicati per il mix di combustibili: dipende da pochi paesi produttori e necessita di un efficace piano di diversificazione che sfrutti le potenzialità offerte dai nuovi investimenti nelle infrastrutture di importazione.
Per quanto riguarda il gas, ad esempio, l’Italia dipende in gran parte dalle importazioni russe e algerine.  La Russia ha rapporti commerciali stabili con il nostro Paese da molti anni e, almeno fino a pochi anni fa, si è sempre dimostrata completamente affidabile. Le recenti tensioni fra alcuni paesi dell’ex Unione Sovietica e la Russia hanno in parte cambiato questa situazione, evidenziando come esistano rischi significativi per il nostro Paese, amplificati peraltro dalla crescente dipendenza italiana dal gas e dalla carenza di investimenti nelle infrastrutture di produzione e trasporto russe. Bisogna però tenere conto che la Russia non è un vero e proprio esportatore puro: essa agisce infatti come un trader, importando dall’Asia e esportando successivamente verso l’Europa. La causa di questa particolarità è da ricercarsi nella scarsità di investimenti nel settore del Gas, con impianti e infrastrutture che risalgono all’epoca Sovietica.
La società Russa più importante sul mercato del Gas è la celebre Gazprom, la quale sta attualmente investendo enormi risorse per entrare nei nostri mercati; la combinazione di vari problemi quali appunto la inadeguatezza delle infrastrutture, la crescente domanda europea e l’inarrestabile istinto di espandersi verso nuovi mercati crea il rischio più che concreto che la Russia, in una proiezione a medio termine, non sia più in grado di onorare i contratti di fornitura esistenti: ciò avrebbe delle ripercussioni molto importanti soprattutto sui Paesi più legati alle importazioni, come ad esempio l’Italia. A questa problematica se ne aggiungono altre, come la politica a volte ambigua condotta dalle Nazioni Europee nei confronti della Russia, che frena la nascita di iniziative concrete che coinvolgano entrambe le parti, fallendo così nell’avvicinare l’economia russa a quella europea. Questa situazione favorisce le iniziative indipendenti di singole entità, a discapito della liberalizzazione del mercato e della definizione di una posizione comune: possiamo portare ad esempio la società Italiana ENI, la quale ha appena stipulato un contratto di fornitura con Gazprom a fronte dell’ingresso dei Russi nel nostro mercato. In sostanza, a fronte di alcuni rinnovi contrattuali, di sicuro fondamentali per accrescere la sicurezza complessiva, il monopolista Gazprom sta progressivamente entrando in tutti i mercati nazionali, con il rischio di limitare lo sviluppo della concorrenza nel mercato del gas e, per i cittadini europei, di essere obbligati a pagare in un futuro prossimo anche l’inevitabile costo di ammodernamento delle infrastrutture russe.
In conclusione, questo rapporto non certo semplice da gestire con la Russia dovrebbe essere gestito fissando degli obiettivi prioritari come appunto la sicurezza delle forniture a lungo termine, la definizione di un quadro normativo trasparente e la assoluta necessità di realizzare delle infrastrutture moderne ed efficienti.
L’Algeria rappresenta il secondo grande partner e fornitore del nostro paese e anche in questo caso, in un’ottica di diversificazione dei rischi, è opportuno secondo il Ministero degli Esteri che l’Italia tenti di ancorare l’economia di quel paese all’Europa, promuovendo gli investimenti in infrastrutture di trasporto, fornendo il proprio supporto per adeguare il quadro normativo di quel paese e coinvolgendolo con lo scambio continuo di esperienze e professionalità.
Secondo il documento quindi, l’Italia dovrebbe assumere una posizione dominante nei confronti di queste Nazioni; solo così si riuscirà a bilanciare il peso della Russia e a portare l’attenzione dell’Europa verso i nuovi Membri dell’Unione.



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